Romanzo Famigliare

Sinossi

Una storia di madri, figlie, gravidanze. Quella inaspettata e travolgente di Micol, giovanissima clarinettista che resta incinta del suo giovane insegnante, Federico.

E quella di Emma, che fu madre a sedici anni e che nel crescere della pancia di sua figlia diventerà madre adulta, finalmente capofamiglia. Un percorso inverso a quello che, quindici anni prima, l’aveva allontanata da Livorno e dalla sua famiglia, portandola a scappare da un padre potente e autoritario, Gian Pietro Liegi, per rifugiarsi nell’amore di Agostino Pagnotta, allora allievo dell’Accademia Navale e oggi Tenente di Vascello. È per lui che, ad ogni rientro dalle missioni per mare, madre e figlia iniziano “le grandi manovre”, ovvero l’opera titanica di trasformare il loro quotidiano disordine nel nido domestico che Agostino agogna. Quindici anni in giro per l’Italia, micro famiglia incasinata e compatta, nessun contatto con Gian Pietro e la sua nuova moglie, Natalia (che fu baby sitter di Emma). E poi improvviso il trasferimento di Agostino proprio a Livorno, città di Gian Pietro e della famiglia Liegi. Caso o no, il destino gioca scherzi strani, proprio quando Gian Pietro cerca di riavvicinarsi alla figlia scappata di casa incinta, ecco che Emma torna, ma stavolta ad avere una figlia incinta, è lei. Ma Gian Pietro dovrà fare i conti anche con altro, una malattia degenerativa, una società con gravi problemi.
Una gravidanza al quadrato, dove i nonni (presto bisnonni) non hanno neppure sessant’anni, e gli adulti ne hanno appena trentadue. Tutto può accadere a trentadue anni, anche rincontrare Giorgio, il ragazzo di cui legacyheritageteacherinstitute.com/ credevi di essere innamorata e che, tecnicamente, potrebbe essere il vero padre di Micol, anche desiderare di ricominciare da capo, anche dover affrontare la malattia di un padre che credevi immortale. Nemesi, destino, disegno divino. Lo si può chiamare in tanti modi. Ivan, compagno di banco di Micol, sordo dalla nascita, alzerebbe medio ed indice a V, isserebbe il mignolo, chiuderebbe la mano a pugno.
In Lis vuol dire VITA.

Anno: 2018 Durata: 120' min.
Stagioni: 1 Episodi: 6

Note di regia

È stato molto bello poter fare questo lavoro per la televisione, pensato per un pubblico televisivo, eterogeneo. Immaginare una narrazione più popolare, sforzarsi di essere per tutti senza rinunciare alla complessità della natura umana.
Prima ancora che di regìa, è stato un grande sforzo di progettazione e di scrittura. Con l’eccitazione, l’umiltà e anche la sbruffoneria di quando si fa per la prima volta una cosa nuova. Imparare un metodo, una tecnica, vedere tante serie tv, vecchie, contemporanee, tirarsi giù le scalette delle più belle, copiare, e poi fare di testa propria. Andare anche a rileggersi i grandi narratori che scrivevano a puntate, come Balzac, Dickens, Tolstoj, ma non per pretenzioso cervellotismo, al contrario, per ricercare alla fonte una narrativa che è soprattutto popolare. Scrivevano tutti per l’appendice di una rivista, i feuilleton, anche se poi chissà perché è divenuto un dispregiativo.
Due anni di scrittura. Sapevamo dove saremmo arrivati, avevamo il finale ben chiaro, ma nel lungo tragitto di dodici episodi ci siamo fatti guidare dai personaggi, li abbiamo lasciati vivere secondo le loro caratteristiche psichiche e umane.
Altrettanto complessa è stata la progettazione dell’impianto visivo. Volevo che tutto fosse romanzesco, ma vero, per questo ho voluto inserire il mondo della Marina Militare, che con le sue regole, le divise, le navi, i piazzali, le albe in caserma e i tramonti sul mare, richiamasse allo spettatore quello che c’è di arcaico in ciascuno di noi. Era necessaria una città antica e moderna come Livorno, i cantieri navali, Villa Liegi, Mosè il pitone, ogni elemento scelto con attenzione per ricreare un tono narrativo classico, quasi ottocentesco, per poi fargli battere dentro, all’impazzata, un cuore contemporaneo. E così con l’immagine e il suono, la luce, la musica, la recitazione, ho cercato di emulsionare verità e forma.
Spero di esserci riuscita. Spero di aver dato una vita vera a questi personaggi: in questo lungo passo narrativo li ho tanto amati, quanto i loro entusiasti, generosissimi interpreti.

Francesca Archibugi

Regista

Francesca Archibugi nasce a Roma nel 1961.


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Cast artistico

Galleria

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Cast tecnico

Regia

Francesca Archibugi

Sceneggiatura

Francesca Archibugi

Elena Bucaccio

Fotografia

Kika Ungaro

Scenografia

Giada Calabria

Costumi

Carola Fenocchio

Casting

Elisabetta Boni

Antonio Rotundi

Aiuto Regia

Fabio Simonelli

Suono

Mirko Guerra

Montaggio

Esmeralda Calabria

Musiche

Lena Battista

Organizzatore Generale

Andrea Tavani

Direttore di Produzione

Danilo Goglio

Produttore Esecutivo

Guido De Laurentiis

Produttori Rai

Alessandra Ottaviani

Daniela Troncelliti

Una Coproduzione

Rai Fiction

Wildside

Prodotta da

Lorenzo Mieli

Mario Gianani

Con il sostegno della

Film Commission Torino Piemonte

Ufficio stampa