Sinossi

Giovanni Mari ha ripreso a esercitare l’attività psicoanalitica dopo un periodo di riflessione trascorso in barca, ora non può più rimandare una verifica seria e profonda della sua missione terapeutica. Ha ancora il desiderio e la capacità di prendersi cura dei suoi pazienti? È ancora in grado di aiutarli?
Tutte queste domande intrecciano il complesso rapporto tra la sua vita professionale e quella privata.
Il divorzio è ormai alle spalle ma mentre la sua ex moglie – Eleonora, interpretata da Valeria Golino – è felice col nuovo compagno e sta per risposarsi, Giovanni non riesce a trovare un equilibrio, sia nel rapporto con la nuova fidanzata Greta ma, soprattutto, con i figli Francesca e Michele. Numerosi temi irrisolti del suo passato gravano infatti su di lui, su tutti la memoria del padre e il terrore di ripeterne il destino e gli errori. Un timore che prende forma simbolica nella convinzione di essere – come il padre – affetto dal morbo di Parkinson.
I casi della terza stagione interrogano dunque Mari sulla sua identità, la sua vocazione e soprattutto l’autenticità delle sue scelte. Rita è la sorella di una paziente che Mari ha avuto in cura molti anni prima e lo costringe a confrontarsi con gli effetti del suo lavoro.
Per la prima volta la fede entra nel suo studio: Riccardo è un sacerdote incapace di vedere le ragioni della sua crisi e costringe Giovanni a un confronto intimo e intenso sul rapporto tra verità religiosa e verità terapeutica.
Luca è un adolescente omosessuale e molto problematico: cresciuto da genitori adottivi, costringe Giovanni a ridefinire i limiti tra l’essere genitore e l’essere terapeuta.
Infine Bianca, una giovane donna di estrazione sociale e culturale molto distante da quella di Mari: le sue crisi di panico e il mondo da cui proviene, costringono lo psicoanalista a cercare una chiave di comunicazione e di intervento lontana dal linguaggio e dalle pratiche della terapia tradizionale.
Per riflettere su di sé, nella vita e nel lavoro, dopo la drammatica conclusione del rapporto professionale con Anna De Santis interpretata da Licia Maglietta – suo mentore e supervisore di una vita – Giovanni instaura un nuovo dialogo terapeutico con una giovane analista, Adele Rasch.
Il confronto con Adele, però, lo porta a rimettere in discussione tutti i protocolli di valutazione sui quali si è basato fino a quel momento, a distinguere tra relazione personale, funzione terapeutica e supervisione, ad accettare infine la necessità di mettersi umilmente nella posizione di un normale paziente, abbassando le difese per attraversare le resistenze e le difficoltà del cammino verso una nuova consapevolezza.
Riuscirà Giovanni, grazie a questo percorso, a ritrovare se stesso? oppure scoprirà le ragioni di un cambiamento radicale e definitivo della sua vita?
Note di regia
Immagini frutto di artifici e finzione ma che si presentano allo spettatore come scene che stanno accadendo, esattamente in quel momento, davanti a lui. Per me il cinema è anche questo e tornare dietro la macchina da presa di In Treatment significa riappropriarsi del gusto di fare quel cinema con la libertà narrativa che consente solo certa tv.
Per farlo servono sceneggiature scritte benissimo, attori capaci di reggere ciak di quaranta minuti, (anche dal punto di vista emotivo) e una regia non semplice ma fondata sulla semplicità, che rinuncia a qualsiasi vezzo e si attiene a una grammatica precisa, accompagnando i dialoghi senza virtuosismi.
Ecco, allora, che apparenti sfumature, come l’orario in cui il paziente incontra il dottor Mari, si rivelano invece fondamentali per la messa in scena e per il racconto. La luce diventa parte integrante della narrazione e la vita dei protagonisti, che scorre fuori dallo studio dello psicoanalista, entra dentro quella stanza “mostrando” chi sono e cosa fanno quando non sono con Mari.
Si compie così un piccolo e paradossale miracolo: una serie ambientata in un unico ambiente racconta una città, mostra le esistenze dei protagonisti senza farle vedere. E questo accade perché i personaggi – con tutti i loro malesseri o forse proprio per questo – sono portatori sani di vita e come la vita sono meravigliosamente imprevedibili.

Saverio Costanzo
Regista
Saverio Costanzo nasce a Roma il 28 settembre 1975. Studia Sociologia delle Comunicazioni e si laurea con una tesi su gli italo-americani di Brooklyn.
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Cast tecnico
Regia
Saverio Costanzo
Edoardo Gabbriellini
Prodotto da
Lorenzo Mieli e
Mario Gianani per Wildside
Produttore associato
Alien Produzioni
Direttore Fotografia
Fabio Cianchetti
Adattamento Sceneggiature
Ilaria bernardini
Alessandro Fabbri
Ludovica Rampoldi
Stefano Sardo
Per la linea originale
Giacomo Durzi
Nicola Lusuardi
Supervisore editoriale
Nicola Lusuardi
Montaggio
Francesca Calvelli
Scenografia
Luca Merlini
Costumi
Antonella Cannarozzi
Casting
Jorgelina De Petris
Suono
Gaetano Carito
Musiche
Avi Belleli